È IL MOMENTO DI DIRE CON CORAGGIO COME STANNO REALMENTE LE COSE..

CHI SIAMO

Stop Animal Crimes Italia è un movimento animalista e ambientalista composto da persone in tutta Italia che negli anni hanno fatto animalismo sul campo, esponendosi in azioni (individuali e con le Forze dell’Ordine) come sequestri, sopralluoghi e querele, contro ogni tipo di fenomeno di maltrattamento e sfruttamento economico e non degli animali.

Tra queste azioni di importante rilevanza ricordiamo il pubblico ufficiale pro tempore che perquisì per la prima volta l’allevamento “GREEN HILL” il 30 settembre 2011, aprendo finalmente le porte di quell’inferno per farle chiudere per sempre.

CIÒ  CHE  BISOGNA  SAPERE  E  FARE  PER  MIGLIORARE  LE CONDIZIONI  DI  VITA  DI  MILIONI  DI  ANIMALI

LA NOSTRA MISSION

Fornire all’animalismo un linguaggio nuovo, pragmatico e competente, trasformandolo in qualcosa di molto diverso da quello che è oggi:

una situazione nazionale drammatica dove milioni di animali non vengono tutelati da nessuno.

Questo è l’animalismo di oggi, radiografato senza alcuna traccia di pregiudizi o saccenza ma fedelmente, dopo anni di esperienza fattiva sul campo, incontri locali con i volontari sparsi in tutta Italia e migliaia di confronti e soprattutto denunce, sequestri e notizie di reato.

Diffida da chi propone soluzioni senza conoscere il problema e averlo mai studiato e vissuto (questa si chiama PROPAGANDA)

solo con un’approfondita diagnosi una malattia si può guarire e questo programma e i due Codici Etici Operativi di seguito, siamo certi siano la cura necessaria e tu puoi aiutarci a vincerla!

Il cambiamento deve partire dal basso, da noi tutti, noi cittadini, perchè spesso dall’alto non vedono bene ciò che succede ai loro piedi.

IL PROBLEMA

L’ANIMALISMO DEL PASSATO

è identico a quello di oggi, semplicemente e drammaticamente incapace di cambiare le cose in meglio.
Da un lato delineato dai noti enti animalisti nazionali, che in tanti anni di esistenza non hanno prodotto alcun miglioramento sostanziale; basti pensare al randagismo – identico se non peggio a quello di qualche anno fa -, al commercio di animali e agli allevamenti di animali da compagnia – diffusi su tutto il territorio nazionale senza alcun contrasto e a danno di migliaia di animali maltrattati e venduti sui social liberamente -, fino al bracconaggio e agli allevamenti intensivi. Gli enti animalisti nazionali si mostrano incapaci (nonostante i grandi numeri e “amici”) di influire sulle scelte politiche nazionali e locali da cui dipende una seria tutela degli animali attraverso le leggi.
Enti cd storici che ormai sono aziende con tanto di dipendenti e consulenti e che attraverso i fenomeni a danno degli animali continuano ad esistere, utilizzando la propaganda e l’ideologia, fatta di campagne pubblicitarie e iniziative cavalcanti singoli clamorosi casi, abile a convincere e porre il logo su prodotti commerciali! Non sappiamo fino a che punto abbiano l’intenzione di risolvere i problemi: vorrebbe dire chiudere bottega!

Dall’altro lato un animalismo espresso da migliaia di singole persone e piccole Associazioni che singolarmente e nella propria realtà locale operano autonomamente l’una dall’altra, senza una logica migliorativa, costruendo costantemente rifugi abusivi spesso finanziati anche da Associazioni nazionali ma anche da singoli privati (soprattutto del nord) che a centinaia inviano contributi senza che a destinazione esista una qualche forma di trasparenza o controllo.

Entrambi i lati dell’animalismo attuale sono due facce della stessa medaglia: attraverso piattaforme social si occupano di recuperare animali vaganti (cani e gatti) con il medesimo filo conduttore della richiesta di aiuti economici relativamente,  soprattutto, al fenomeno del randagismo, trascurando inoltre milioni di animali vittime di altri fenomeni più avanti elencati.
Un animalismo odierno, dunque, strettamente legato all’emergenza legata al randagismo, una sorta di Croce Rossa che del ruolo istituzionale e naturale di Associazione non ha più nulla, ovvero quello di stimolare, sollecitare, pungolare le Autorità pubbliche preposte all’osservanza delle leggi a tutela degli animali (non solo randagi), arrivando addirittura a sostituirsi ad esse, legittimando così le relative inadempienze della Pubblica Amministrazione.

Migliaia di volontari a rincorrere le emergenze con il grave grande limite di aver la sola aspirazione di costruire rifugi, oasi, luoghi di ricovero, quale UNICA soluzione alla salvaguardia degli animali, privi di vedute dirette alla rimozione delle cause; e, veterinari liberi professionisti e cliniche veterinarie private in costante arricchimento a danno delle casse pubbliche, incapaci, è vero, di funzionare al meglio!

BISOGNA ABBATTERE I MURI, NON COSTRUIRNE ALTRI!

Un metodo radicato che negli anni ha trasformato l’emergenza in sistema, inventando un mondo parallelo a quello istituzionalmente preposto e che ha creato strutture private (cd stallo) dove si fa pensione abusiva per cani e gatti; un sistema autonomo e scollegato dalle Istituzioni che nel violare sistematicamente le norme, da un lato solleva lo Stato nei suoi compiti di contrastare il randagismo e dall’altro crea spesso illecito guadagno per taluni volontari, trasformando di riflesso moltissimi canili al sud in lager, dove i cani sono abbandonati alle mani di società private che lucrano sulla loro pelle.

Sono scelte, certo, e ognuno è libero di agire come ritiene, ma secondo noi con questo passo e metodo non si cambia nulla, non si risolvono i problemi, non si contrasta realmente il randagismo e altri fenomeni criminali a danno degli animali.

LA SOLUZIONE: IL NOSTRO APPROCCIO

L’ANIMALISMO DEL FUTURO

è quello che noi cerchiamo di mettere in pratica da anni, focalizzato alla radice dei problemi per risolverli e sradicarli e che deve far comprendere l’urgenza di curare la malattia e non i sintomi.

Ma per far capire ciò, bisogna prima di tutto combattere  l’individualismo, l’ignoranza, il fanatismo ideologico e l’interesse economico presente nell’animalismo nazionale.

L’individualismo
è l’animalista che opera da solo o in ristretto gruppo e che pensa al proprio orticello, vuoi per protagonismo e carattere vuoi per gestire singolarmente il denaro chiesto e ricevuto, inducendo litigi con altri volontari; litigi che poi vengono sistematicamente pubblicati sui social dove le offese tra varie realtà “animaliste” rappresentano il vero focus dell’individualismo, altresì con la conseguente sistematica nascita, quasi quotidianamente, di una nuova Associazione ogni volta, da parte  dell’escluso!

URGE, con riferimento a questo aspetto, far comprendere che agire da soli non porta da nessuna parte, che sostenere enti che non hanno interessi a migliorare le cose significa rafforzare le lobby anti animali senza favorire un reale cambiamento, e far comprendere che è sbagliato sostituirsi ai Sindaci e alle ASP sollevandoli dai loro obblighi.

Sposare la nostra missione significa poter davvero rivoluzionare la tutela animale in Italia.
Chiediti perchè nessuna Associazione denuncia Sindaci o ASP, non si “sporca le mani” denunciando o eseguendo sequestri sul campo, non lavora alla radice del problema ma interviene solo a cose fatte per chiedere aiuti.
Il nostro solo interesse è risolvere le problematiche che causano sofferenze a milioni di animali.

Operare insieme sotto la stessa bandiera, ci permetterebbe di essere tanti e poter incidere con più efficacia sulle scelte della Pubblica Amministrazione da cui dipende il benessere animale.

L'IGNORANZA
L’ignoranza è l’ignorare la necessità di lavorare alle cause e non al problema, non conoscere le leggi in materia, come l’iter previsto in caso di segnalazioni o recuperi di animali vaganti o come agire in caso di omissioni della Pubblica Amministrazione piuttosto che sapere come segnalare un maltrattamento o altro illecito.

Segnalazioni, spesso raffazzonate, di maltrattamenti o abbandoni, che vengono postate su FB accompagnate da grida di aiuto, rischiano di compromettere un controllo che potrebbe essere efficace e peggio arrecare danno all’animale/animali; un tipo di animalismo eccentrico che si manifesta SOLO attraverso i social, solitamente senza un seguito costruttivo.

Quell’ignoranza che però fa comodo a molti, al fine di poter gestire i volontari come numeri o lasciar loro gestire realtà non di loro competenza. Ad esempio, fa comodo al Sindaco (per legge responsabile degli animali vaganti e quindi dei randagi ossia massima Autorità sanitaria locale responsabile, attraverso la sua longa manus della Polizia Locale in collaborazione con le ASL, di far osservare le leggi in ogni tema animalista, dai cani a catena agli allevamenti  di animali da reddito fino al randagismo felino) che cani e gatti vaganti o feriti vengono raccolti da privati cittadini!

Ma l’ignoranza è anche quella causata da una errata informazione sul tema, quella che impedisce al volontario di sapersi relazionare con le Autorità Amministrative e di Polizia.

URGE, con riferimento a quest’altro aspetto e come stiamo facendo, operare un lavoro sul territorio come probabilmente nessuno ha mai fatto incontrando volontari  per dialogare con loro, informarli di cosa succede all’interno del mondo animalista, dando loro informazioni e elementi di valutazione, spiegando loro la necessità di sganciarsi dall’emergenza (almeno in parte, ovviamente) e, insieme, individuare le soluzioni ai vari problemi.

Il fanatismo ideologico

La propaganda e il fanatismo, sono stati fino ad oggi alla base di gran parte dell’animalismo non portando ad alcun risultato. Raccolte firme, referendum, petizioni, manifestazioni, ecc, seppur eventi legittimi e costituzionalmente garantiti, a causa di una politica dalla parte dei forti e non nostra, non hanno più alcun effetto persuasorio.

URGE, per questo terzo aspetto, adottare azioni nuove e più efficaci rispetto ad azioni ormai obsolete. Facciamo molta più paura se adottiamo, nel maggior numero possibile di persone, una linea diversa e più persuasiva: la denuncia giudiziaria di massa nelle varie sedi giurisdizionali esistenti per esempio. 
Contro la caccia o Ordinanze di uccisione di animali protetti il solo strumento è quello politico e, forse, qualche azione di boicottaggio turistico.
L’animalista deve assumere competenza, serietà e professionalità capaci di influenzare positivamente sull’interlocutore, per abbattere di quel fanatismo estremista che danneggia la pochissima credibilità rimasta.

Gli interessi economici

sono la principale causa del fallimento animalista, l’elemento principale del non cambiamento e del sistema parallelo qui descritto creato intorno al fenomeno del RANDAGISMO (canino e felino) da una fetta importante del “volontariato”. Come già ritenuto, che i grandi enti animalisti hanno un bilancio (spesso milionario con dipendenti e consulenti retribuiti) da conservare se non consolidare, sono migliaia i cittadini che prelevano cani e gatti per strada (soprattutto di piccola taglia o cuccioli, verosimilmente perchè più comodamente affidabili)  per poi gestirli al di fuori del percorso normativo, chiedendo aiuti attraverso post FB (impiegato per il 90% da questo tipologia di appello, dove si trovano anche raccolte da 20.000 euro, per curare animali, operare chirurgicamente oppure costruire rifugi). Privati cittadini, radunati in una miriade di gruppi WhatsApp (centinaia di chat dove vengono raccolti soldi e realizzate lotterie ed altri eventi ricettivi), finanziano coloro che chiedono aiuto, forse inconsapevoli che stanno finanziando spesso realtà non trasparenti e spesso accumulatori seriali di animali!

Queste attività sarebbero meritevoli laddove svolte senza interesse alcuno, ma non esiste modo per distinguere gli onesti dai disonesti, non esiste modo per colpire chi dagli aiuti ricevuti trae profitto, e sono moltissimi in tutta Italia.
Moltissimi Sindaci che, si ignora sotto quale voce di bilancio allo scopo di togliersi il problema, devolvono denaro direttamente a “volontari” che gestiscono animali detenuti in rifugi abusivi (cd stallo); cani e gatti che vengono affidati (per la stragrande maggioranza al nord) con moduli di affido attraverso cui vengono chiesti soldi all’affidatario sotto la voce “recupero spese”.

La domanda è dunque spontanea: se qualcuno trae profitto avrà interesse a debellare il randagismo o altri fenomeni a danno degli animali?

URGE, per questo ultimo ostacolo, porre in essere le azioni sotto esposte, che unitamente all’introduzione di un sistema di controllo sulla trasparenza e bontà delle raccolte di denaro, sugli aiuti materiali e sulle linee guida operative (raccolte  nel “C.E.O. ANIMALISTA” scaricabile qui), permetterebbe in prima istanza di separare i buoni dai cattivi ossia chi l’animalismo lo opera senza lucro da chi ci lucra (“reddito randagio”); spingerebbe senza dubbio a comprendere la necessità di lavorare alle soluzioni dei problemi, riportando così la Pubblica Amministrazione a tornare ad occuparsi di contrastare seriamente il randagismo e le Associazioni a collaborare senza sostituirsi ad essa, l’opposto di come oggi funziona!

Fino a quando si recuperano animali vaganti senza rispettare l’iter legislativo, i sindaci avranno di che gioire!

URGE contestualmente, per eliminare gli interessi economici (pet economy), tornare dentro i canili senza che nessuno lo impedisca (estendendo gli orari di apertura) o ponga limiti (spesso avallati dai Comuni) denunciando nel caso in ciò venga fatto, e occuparci delle adozioni dopo il periodo sanitario, contribuendo così a migliorare le condizioni in cui i cani o gatti vivono in essi. Qualcuno osserva che i canili (la maggior parte) diventano lager perché nel canile i volontari disonesti non possono lucrare.

Auspichiamo tu condivida le linee del cambiamento e che tu abbia il coraggio di metterle in pratica, unendoti a chi il problema vuol risolverlo e non sfruttarlo.

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